L: “Prima regola Clarice: semplicità! Leggi Marco Aurelio, di ogni cosa chiedi che cos’è in sé, qual è la sua natura. Che cosa fa quest’uomo che cerchi?”
C: “Uccide le donne”
L: “No, questo è accidentale. Qual è la prima cosa che fa, uccidendo che bisogni soddisfa?”
C: “Rabbia, accettarsi socialmente, frustrazione…”
L: “No Clarice, desidera…”

Non ho cambiato tema nei miei scritti, vi posso tranquillizzare che non è così.
Di tutta questa conversazione tra Hannibal Lecter e Clarice Starling nel capolavoro universale “Il Silenzio degli Innocenti” c’è una frase che sottolineo e che da tempo mi ronza in testa, ovvero “No, questo è accidentale”.

Perché mi ronza in testa?
Perché sembra una frase senza senso e senza contesto, invece è il fulcro su cui si baserà il lavoro che faranno per poi arrivare a catturare Buffalo Bill.

Eh sì, perché Buffalo Bill non uccide perché si diverte a farlo, non uccide perché non ha di meglio da fare, non uccide perché è solamente pazzo, uccide perché desidera essere una donna e scuoia le sue vittime per cucire dei vestiti che poi indosserà, quindi per sentirsi donna (dato che il cambio di sesso gli è stato negato perché mentalmente instabile) si cuce dei vestiti da solo (aveva una zia che dava lezioni di cucito) e per sentirsi ancora più profondamente sé stesso e per seguire la sua vera natura li arricchisce con pelle vera.

Ora, torniamo al nostro contesto, altrimenti vi tedierei analizzando quest’opera immensa, forse uno dei pochissimi casi dove la bellezza del libro non viene storpiata dalla pellicola.

Cosa potremmo dire del nostro lavoro che sia accidentale?
Che cosa c’è nella nostra attività che è sempre presente ma non è il centro del nostro lavoro?

Ve la butto lì, e sono pronto alla rivolta: accidentale nel nostro lavoro sono le case, gli immobili.

Pensateci prima di rispondere.

Il mediatore intanto dà servizi, quindi l’immobile è accidentale;
Il mediatore tende a capire le esigenze di una parte, le esigenze dell’altra parte e cerca di puntare la luce su quale sia il punto d’incontro, che spessissimo c’è ma che non vediamo, quindi l’immobile è accidentale;
Il mediatore accarezza l’emotività di entrambe le parti, la cura e la mette da parte per il bene e la conclusione dell’affare, quindi l’immobile è accidentale;
Il mediatore ascolta ma non crede a ciò che viene detto da nessuna delle due o più parti per gestire al meglio tutto il processo ed arrivare ad una proposta scritta e conseguentemente seria, quindi l’immobile è accidentale.

Ecco, mi sento di dire che realmente l’immobile venga assolutamente dopo e che sia quasi l’atto finale di un percorso complesso, ad ostacoli, ma affascinante.

Quindi, nella figura di mediatore in affari immobiliari il vero lavoro è capire ed ascoltare, quindi l’immobile è accidentale.

Published On: Ottobre 18th, 2025 /